Grazie a un prestito d’eccezione di opere provenienti dalla Picasso Foundation di Malaga e a produzioni grafiche, dipinti, foto e musiche, la mostra indaga il rapporto di Goya, Dalì e di Picasso con il mondo della corrida e con i suoi riti.
Lo spazio narrativo è disegnato sul modello di un’arena-labirinto e rimanda alla struttura del cervello umano, diviso in due emisferi: il destro, con le sue forze creative dell’inconscio, e il sinistro, dove la ragione trasforma queste energie in arte. Gli ambienti accolgono, contrapposte fra loro, le rappresentazioni del torero e del toro.
L’arte del combattimento dei toreri, vera danza creativa, simboleggia l’eros che controlla e ingabbia la forza vitale e prorompente della natura espressa dal toro, animale mitico presente in tutti i culti antichi, archetipo della potenza fecondatrice e brutale dell’animo umano.
Nel centro dell’arena i disegni e i dipinti di Goya, Dalì e di Picasso e un’installazione dello scultore Federico Paris: un carillon in cui uomo e animale si fronteggiano, in quel rapporto seduttivo che da sempre è metafora della forza creatrice dell’uomo che lotta per la supremazia con la natura.