Di Daniele Zambelli
L’Experience design o come mi piace dire “disegnare con le emozioni”, è la capacità creativa di integrare diverse discipline artistiche, linguaggi e tecnologie per costruire un’esperienza memorabile alla scoperta dei contenuti e dei valori di un contesto tematico, che si tratti di un paese, un percorso museale o un brand; è l’ideazione di un viaggio fisico ed emozionale all’interno di un paesaggio narrativo fatto di domande, storie di persone ed imprese umane.
La mia storia di direttore creativo mi ha insegnato che, se da una parte la creatività non ha regole ma solo missioni, dall’altra esistono dei prerequisiti per cui la creatività si manifesta pienamente e rende l’esperienza autentica per chi la vive.
Se mi si chiede di dichiarare quale sia, oltre al talento, il prerequisito di un bravo creativo io affermo essere con ir-ragionevole sicurezza: la sua capacità d’empatia. Definisco l’empatia, per un progettista, l’attitudine di entrare in risonanza con contesti a cui applica il proprio talento e di essere in una relazione simmetrica (sym-metria, stessa misura) con essi. Che sia verso il proprio gruppo di lavoro, verso il tema di progetto, verso il pubblico o semplicemente verso la bellezza, un creativo che non ha ancora scoperto che è l’empatia a produrre la giusta intensità per realizzare un progetto, non sarà mai così efficace nonostante il suo talento e la sua tecnica.
Il percorso progettuale è come il viaggio iniziatico dell’eroe che segna la struttura classica dello storytelling in letteratura; il viaggio creativo è pieno di imprevisti, di alleati e mentori e ha sempre l’immancabile e necessario antagonista: il tempo. Per un viaggio occorrono risorse e la prima per un creativo è la sua capacità empatica, che nutre la sua missione di vedere, “disegnare” e condividere quello che ancora non c’è. Nella trama, l’eroe conclude il suo viaggio con la “scoperta” di un nuovo mondo che per il creativo è il progetto e la sua realizzazione, la ricompensa. Per la simmetria di cui parlavo, non è singolare che il prerequisito dell’empatia che vale per il progettista, sia anche il risultato atteso di un buon progetto di Experience Design. Ancora ci viene in aiuto la metafora del viaggio: in questo caso l’eroe è il visitatore e l’obiettivo è sorprenderlo mentre viaggia dentro al paesaggio narrativo progettato, per creare empatia con i valori e i contenuti che vogliamo comunicare: i “personaggi e le forme della nostra storia”.
Sembra difficile coinvolgere il pubblico di un’esposizione, a volte molto eterogeneo, se consideriamo le differenze che formano l’esperienza personale di ognuno. A sostenere il creativo in questa impresa è la tavolozza emozionale con cui tutti noi, attraverso i sensi, percepiamo la realtà. Nonostante le differenze culturali, come archetipi di un immaginario collettivo, alcuni colori generano in noi percezioni simili, questo vale anche per alcune frequenze armoniche e per certe forme fondamentali.
Se ci muoviamo dal terreno delle opinioni a quello delle emozioni, “siamo fatti della stessa sostanza…”, e siamo molto più simili di quando immaginiamo. Potremmo sorprenderci di quanto siano più i valori fondamentali che ci uniscono di quelli che ci dividono e si sa che un sorriso o una lacrima, hanno lo stesso significato a qualsiasi latitudine. Per questo l’Arte in qualsiasi sua forma è da sempre il ponte più efficace per il dialogo tra i diversi universi culturali.
Buon Viaggio a tutti.