Alzati, sta passando la tua storia. Stand up, for your story.

29_07_2016_Newsletter

di Daniele Zambelli,
Presidente e Direttore Creativo di Simmetrico Network

Storytelling, è una parola abusata e il più delle volte fraintesa.

Un uso inconsapevole di questo termine e un travisamento del suo valore hanno portato a teorizzare la morte dello storytelling, inventando per esso interpretazioni che sembrano partorite da un marketing a cui interessa più la forma che la sostanza delle cose.

Lo storytelling non può morire. La condivisione di storie rende l’uomo l’animale sociale più evoluto di questo pianeta, e permette alla nostra specie di crescere, di trasformarsi, di evolvere: ci permette di aspirare.

La narrazione è lo strumento che consente la condivisione con l’altro, è la prefigurazione condivisa che ci consente di “aspirare insieme” per ingaggiarci in un’impresa.

E’ un bisogno antropologico: la tribù si riuniva intorno a un fuoco e le storie di caccia, i grandi predatori carnivori, le forze della natura venivano trasformati nei racconti del mito. Il capo guidava l’impresa del giorno ma la notte, quando l’oscurità faceva piombare i cuori nell’atavica paura dell’ignoto, era lo sciamano che “ipnotizzava” le menti con un racconto che esorcizzava il terrore per la bestia nascosta nel buio. Il fuoco scaldava i corpi, il racconto trasformava la paura in coraggio, unendo la comunità in un comune proposito. La caccia del giorno dopo sarebbe stata un successo.

Con la narrazione è nata la civiltà. La scrittura e l’arte hanno tradotto la narrazione in rappresentazione, e la rappresentazione è molto di più della lettura della realtà, è il racconto del potenziale espressivo umano che la realtà racchiude: la possibilità.

Oggi come allora, il racconto svolge lo stesso ruolo: la narrazione è l’unico strumento di interpretazione e di aggregazione sociale di cui disponiamo per condividere uno spazio di azione che valorizzi le diversità, e che manifesti risposte nuove in un mondo sempre più complesso, in cui paura e incertezza confondono le priorità.

Il nostro tempo è caratterizzato da veloci e contrastanti cambiamenti, con con cui dobbiamo fare i conti e questo genera due tipi di storie: da un lato le storie che costruiscono steccati, per rifugiarci in ciò che già conosciamo, nella nostra area di comfort, confondendo l’identità con la paura e impedendoci l’accesso al confronto, alla novità, alla condivisione. Una falsa sicurezza che ci rende prigionieri di noi stessi e della nostra memoria.

Dall’altro lato le altre storie, quelle che integrano in modo generativo la nostra identità e le nostre radici, con le complesse domande che la modernità propone.

Queste storie ci proiettano verso il mondo alla ricerca del confronto e della relazione con la diversità, e ci sospingono a vincere la paura di muoverci verso il nuovo, il non conosciuto, il futuro.

Volenti o nolenti una storia sarà raccontata, che lo si faccia noi in modo consapevole o si lasci ad altro la possibilità di farlo, questo determinerà ciò che siamo oggi e quindi il nostro domani.

Credo sia essenziale, per chi fa impresa e vuole crescere e non soccombere alle complesse sfide della contemporaneità, porsi una domanda molto semplice:
Quale storia vogliamo raccontare di noi stessi al mondo?
Quale è la storia più efficace, quella che ci mette in moto verso il cambiamento?

A questo serve la narrazione: a definire nel presente la possibilità di noi stessi nel futuro, liberando le energie contenute nella nostra storia.

Serve a trasformare in nuova energia la nostra esperienza, ricordandoci il nostro valore.

La narrazione “estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” e realizza la novità, produce l’innovazione.

I mercati globalizzati, i cambiamenti sociali e tecnologici sempre più veloci, che ridefiniscono linguaggi e contesti in tempi che non coprono nemmeno lo spazio di una generazione (e non era mai successo nella storia umana), sono la “bestia che ci terrorizza nel buio”.

La paura ci getta nell’emergenza, ci fa costruire muri che ci impediscono di cogliere l’opportunità, ci distoglie dal comprendere che per fare innovazione abbiamo bisogno di condividere una nuova narrazione di noi stessi con gli altri. La responsabilità della Leadership oggi prevede questa consapevolezza.

Non possiamo distrarci: ogni azienda deve rifocalizzare la propria visione partendo dal suo patrimonio immateriale, dalla sua storia, dalle sue radici, dai suoi “perché”; e non per chiudersi in essi, ma per creare partnership, per costruire attraverso il suo valore interno, una strategia che produca crescita, miglioramento e innovazione che le permetta di essere competitiva ampliando la sua stessa visione.

Accettare questa sfida significa essere attori consapevoli della propria identità che si rinnova aprendosi al cambiamento.

Usare ogni energia per difendere piccoli baluardi destinati a sgretolarsi sotto la pressione di un mondo che cambia sempre più velocemente, è una battaglia persa in partenza, ci trasforma in schiavi dell’urgenza. Occorre alzare la testa, scrutare oltre l’orizzonte, e per farlo abbiamo bisogno di una torre su cui salire, e questa torre è proprio la nostra stessa storia riletta, rinnovata e condivisa.

Se questo vale per i singoli e per le aziende, ancor di più vale per il sistema paese: “Ci vuole uno storytelling migliore, capace di esaltare le nostre unicità”, è stato detto nella ricerca “Italy: a new deal, a better future”, realizzata da EY in collaborazione con l’Università Bocconi, Invitalia e Sace.

Per questo in Simmetrico due anni fa abbiamo deciso che occorreva un nuovo racconto di noi stessi, che prendesse le nostre migliori attitudini e le proiettasse verso il futuro. Da lì è nata la divisione “ Simmetrico Cultura ” dedicata alla realizzazione “in house” di format di entertainment e divulgazione culturale. Sono stati sviluppati sette progetti originali basati su una vasta gamma di contenuti che appartengono al patrimonio culturale dell’umanità. I più recenti sono un progetto che celebra la luce come fenomeno sociale, culturale e scientifico e un altro dedicato a uno dei protagonisti della storia moderna: Ernesto Che Guevara.

Abbiamo deciso di scommettere sull’idea che fosse importante implementare la nostra proposta di servizi con nostri prodotti autoriali, immaginando che il futuro non sarebbe stato più solo vincere gare su commessa, ma proporsi come content provider anticipando bisogni e offrendo prodotti sul mercato della comunicazione culturale.

Questa novità ha subito generato nuove dinamiche che hanno attratto nuove skills professionali, e nuove partnership, rinnovando all’interno dell’azienda un’energia di cui hanno beneficiato anche i progetti derivati dalle commesse.

Scegliere di ridefinire la propria narrazione è un atto di coraggio obbligatorio, significa posizionarsi rispetto al cambiamento con un atteggiamento che è frutto dell’incontro fra la nostra storia passata e il ruolo che vogliamo svolgere nel futuro.

Ogni Impresa, ogni imprenditore è un differenziale fra due mondi quello “utopico” della visione e della possibilità e quello fattuale della concretezza e della sostenibilità. Trovare una sintesi che ci mantenga al centro: è il lavoro… ma questa è un altra storia.

Il percorso di sviluppo ed innovazione condotto in questi ultimi anni in Simmetrico si è ispirato fortemente alle idee ed al lavoro di uno dei comunicatori per noi più interessanti della contemporaneità: Patrizio Paoletti. Le sue idee hanno segnato e seminato la nostra crescita ed è quindi doveroso, in questa sede, citarlo e ringraziarlo per la sua costante e preziosa opera di consapevolezza, un lavoro che getta un ponte rivelatore fra idee antiche sull’uomo e i luoghi del suo possibile futuro.

Siamo alla fine dell’anno lavorativo che si chiude con le vacanze estive e quindi approfitto dell’occasione per augurare a tutti gli amici che hanno avuto la pazienza di arrivare alla fine di queste righe: buone vacanze e un periodo di felice e meritato riposo.